Macchine Agricole (settembre 2013)

FOREST CUT

Segata e spaccata vale di più

Poter trasformare la legna da ardere in pezzature commerciali, magari già sul piazzale di raccolta, è un’interessante opportunità per l’azienda boschiva. Con un investimento contenuto se si impiegano le sega-spacca

L’interesse per la legna da ardere come combustibile “sostenibile” è in continua crescita, anche per la comparsa sul mercato di nuovi e più efficienti stufe per il suo sfruttamento per la produzione di calore. Di conseguenza, sono in deciso aumento le imprese boschive che si dedicano in misura prevalente alla sua produzione. In bosco, la legna da ardere viene lavorata prevalentemente a “legno corto”, cioè con pezzature dei tronchi di lunghezza variabile tra uno e due metri; per poter essere commercializzati, devono pertanto essere ulteriormente segati alla lunghezza commerciale, mentre quelli di diametro maggiore devono essere sezionati in pezzi più piccoli. Sono operazioni che devono essere convenientemente eseguite prima che l’umidità della legna si riduca eccessivamente, perché il legno alla stato fresco oppone meno resistenza alla lavorazione di quello stagionato. Si tratta di interventi che le imprese boschive finora affidavano a grossisti per la commercializzazione del legname al dettaglio; attualmente, sia per la loro diversa organizzazione, ma anche per accorciare la filiera e aumentare il valore aggiunto del prodotto venduto, sempre più di frequente sono le stesse aziende che si dotano di macchine per la depezzatura e l’eventuale spacco del legname. In effetti, è un investimento che a conti fatti si dimostra estremamente vantaggioso, proprio perché consente di meccanizzare una fase che viceversa risulterebbe onerosa in termini di tempo e di costi. Del resto, le macchine disponibili in proposito permettono un’ampia scelta, in grado di soddisfare le esigenze di imprese differenti per dimensione, attività prevalente e modus operandi. Importante risulta essere la locazione dove si vuole eseguire il taglio e lo spacco: se eseguiti all’imposto (cioè sul piazzale di concentramento del legname), è conveniente optare per un modello azionato dalla pdp del trattore, oppure in alternativa equipaggiato di motore endotermico autonomo. Se viceversa si vuole eseguire la lavorazione in un deposito, la scelta più opportuna deve essere orientata verso una macchina che lavori a punto fisso, azionata da un motore elettrico, e inserita in una linea di lavorazione completa. Le macchine per la lavorazione della legna da ardere possono essere sostanzialmente classificate in 3 gruppi principali: le sezionatrici, che eseguono solamente il taglio dei tronchi; le spaccalegna, per il solo spacco dei tronchetti, e le combinate (sega-spacca) che realizzano entrambe le lavorazioni. In quest’ultimo caso, la scelta è molto vasta, e spazia dai modelli più semplici, costituiti da una sega a catena e un cilindro idraulico di spinta sulla finestra di spacco, sino a veri e propri centri di lavorazione del legname, completamente meccanizzati e basati su nastri di alimentazione dotati di sensori di rilevazione delle misure dei tronchi, per adattare sia il taglio che lo spacco, in modo da ridurre al minimo gli scarti. In questo caso, non essendoci limitazioni di spazio, l’organo di taglio è normalmente costituito da una sega a disco. Talvolta, per velocizzare il processo sono presenti due dispositivi di spacco affiancati; infatti la fase di sezionatura è più lenta rispetto al taglio.

Le combinate sega-spacca ForestCut

A partire dal 1958 (a quei tempi era la O.M.GA., Officine Meccaniche Gandini), la Gandini Meccanica si è affermata in particolare nel settore delle cippatrici. La casa mantovana propone però anche due interessanti modelli di sega-spacca, la ForestCut45 ela ForestCut48, che per dimensioni, produttività e versatilità di utilizzo ben si prestano alle esigenze delle piccole e medie imprese forestali. Si tratta di veri e propri centri di lavoro per la sezionatura e lo spacco della legna che, nonostante le dimensioni non proprio contenute, una volta richiuse rientrano nella sagoma ammessa per la circolazione stradale. La struttura portante della macchina è costituita da lamiere in acciaio elettrosaldate di elevato spessore, convenientemente trattate anche per un’installazione all’aperto, con esposizione alle intemperie. Per assicurare la massima produttività e limitare la movimentazione manuale dei carichi, entrambi i modelli sono dotati di nastri trasportatori in entrata e in uscita; per garantire una maggior fluidità della lavorazione, in opzione si può abbinare anche un dispositivo di alimentazione dei tronchi. Pensate per essere applicate all’attacco a 3 punti e mosse dalla pdp del trattore tramite un albero cardanico, se collocate nel piazzale di lavorazione e stoccaggio possono in alternativa essere alimentate a punto fisso da un motore elettrico. In tal caso non necessitano di potenze particolarmente elevate (rispettivamente 7,5 e 11 kW per i due modelli); viceversa, per un impiego mobile il trattore da accoppiare deve avere un motore da 35 CV; tuttavia, il fattore limitante in questo caso sembra essere la loro massa, di 750 kg per la ForestCut45 e 930 kg per la ForestCut48 (escluso il dispositivo di alimentazione tronchi), che impone l’impiego di una motrice ben zavorrata anteriormente, per un trasporto sicuro. Tramite il nastro di carico idraulico a velocità regolabile, l’operatore riesce a introdurre praticamente senza sforzo nella macchina tronchi fino a 4,5 m di lunghezza, anche se la misura più comoda è certamente il tondo da 2 m. Entrambe le ForestCut possono lavorare materiale Ø max. 40 cm; la pezzatura ottimale di lavoro è però compresa tra 20 e30 cm. La lunghezza di taglio può variare tra 25 e 55 cm; il taglio viene effettuato da una sega a catena dal limitato assorbimento di potenza,che è comandata manualmente dall’operatore tramite un’apposita leva. La scelta della sega a catena invece di quella a disco permette di contenere l’ingombro complessivo e facilita la manutenzione, che è del tutto simile a quella delle comuni motoseghe. Dopo il taglio, i pezzi ricadono nella vasca di spacco, dove un potente cilindro (spinta max. di 90 kN, incrementabili a richiesta a 115 kN) li spinge verso un cuneo che li seziona in 2, 4 o 6 pezzi. Il cuneo di spacco è intercambiabile e può essere regolato in altezza in funzione del diametro del tronco. I ciocchi ottenuti vengono trasportati da un nastro, la cui inclinazione può essere variata tramite un verricello, in modo da caricare il materiale in contenitori di differente conformazione. La produttività delle sega-spacca di Gandini è di circa 8-10 m³/h di legname sezionato.

Caratterizzazione della legna da ardere

Dopo aver effettuato l’abbattimento e la sramatura, il tronco viene sezionato in pezzi di lunghezza compresa tra uno e due metri, sostanzialmente in relazione alla meccanizzazione del carico e scarico del materiale. Per la vendita come combustibile, bisogna predisporre gli assortimenti in relazione alle finalità d’uso: le pezzature più di frequente in lunghezza adottate sono di 50-55 cm per la combustione in caldaie, 33-36 cm per i caminetti e 25-27 cm per stufe e le cucine a legna.

Per quanto riguarda il diametro, la consuetudine indica che per Ø max. di 8 cm il tronchetto è lasciato intero, da 8 a14 cm viene sezionato a metà, mentre oltre 14 cm viene suddiviso in 4 pezzi. Il contenuto idrico del legno condiziona il suo peso, e di conseguenza il valore commerciale. L’umidità varia dal 65% della legna fresca appena tagliata al 20% di quella pronta all’uso. Quella stagionata al coperto ha tipicamente il 30% di umidità, valore che sale al 40% se invece viene stagionata in bosco. Dopo la riduzione in pezzatura commerciale, la legna da ardere può essere facilmente stoccata in bancali, per facilitarne l’essiccazione.

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